Gli eosinofili sono delle cellule che appartengono al sistema immunitario, in particolare fanno parte della categoria dei granulociti e per questo talvolta potremo trovare il termine: granulocita eosinofilo. Queste cellule hanno il ruolo di difendere il nostro corpo da attacchi come infiammazioni, allergie, infezioni batteriche e parassitarie ma hanno anche un ruolo importante nella formazione di alcuni organi come la ghiandola mammaria postgestionale. Per vedere i livelli di eosinofili basta un emocromo dove ci saranno due valori : valore assoluto e percentuale . Il valore assoluto degli eosinofili indica il numero di eosinofili circolanti nel sangue periferico e il suo valore viene ottenuto moltiplicando il conteggio totale dei globuli bianchi (WBC) per la percentuale di eosinofili. Il valore percentuale degli eosinofli indica il valore in percentuale rispetto ai leucociti in totale; i valori normalmente variano fra l'1 e il 5% .Il valore percentuale dipende anche ...
L’appendicite è una malattia infiammatoria, che colpisce l’appendice vermiforme, un piccolo diverticolo che si trova nella parte iniziale dell’intestino crasso.
L’appendice in genere è lunga dai 6 ai 10 cm circa e, ora come ora, si tratta di una parte del corpo che non sembra avere alcuna funzione utile per l’organismo se non quella di produzione di anticorpi, e che si può infiammare.
In genere l’appendice si infiamma quando la persona ha fra i 10 ed i 30 anni, e si tratta di un problema statisticamente più diffuso nei maschi.
L’infiammazione a carico dell’appendice può essere dovuta all’accumulo di feci, di muco, oppure a causa dell’ingrossamento del tessuto linfatico: in ogni caso, l’appendice infiammata va rimossa altrimenti le conseguenze possono essere gravi, dato che questa piccola escrescenza potrebbe anche andare in necrosi.
I sintomi dell’appendice infiammata sono il dolore, che si focalizza a livello dell’ombelico, e che tende a diventare molto forte nell’arco di qualche ora. Il dolore è molto più intenso se si preme sull’area inferiore destra dell’addome e se si lascia andare subito la pressione, ma anche quando si fanno sforzi o si tossisce. In alcuni casi l’appendice infiammata ha anche sintomi come vomito, nausea, febbre.
La diagnosi del problema è abbastanza semplice e veloce, e in circa la metà dei casi si decide di intervenire chirurgicamente per la rimozione dell’appendice anche laddove l’escrescenza non si sia ancora infiammata, per evitare che possa farlo in futuro.
Il mancato rapido trattamento dell’appendice infiammata può portare alla sua rottura, il che può causare la peritonite, o infiammazione del peritoneo: si tratta di una situazione gravissima e che può causare la morte se non si interviene rapidamente.
Confermata la diagnosi per mezzo di esami specialistici, si procede direttamente all’intervento, anche - come si è detto - nell’ipotesi in cui si abbiano dubbi sulla reale causa dei sintomi.
L’appendicectomia è effettuata in anestesia locale e si tratta di un intervento che è in genere senza complicazioni e dura circa mezz’ora. La tecnica moderna di appendicectomia si chiama appendicectomia laparoscopica, tecnica che permette di lavorare grazie a delle incisioni piccole nella parte bassa dell’addome e che permette di individuare l’origine dell’infiammazione. L’appendicectomia può essere effettuata anche in gravidanza e non risulta rischiosa né per la salute della madre né per quella del feto.
Dopo la appendicectomia il chirurgo può anche optare per un drenaggio toracico per evitare l’accumulo di liquidi.
La terapia antibiotica tramite flebo (allo scopo di evitare infezioni) è eseguita dopo l’intervento: il decorso post operatorio non è lungo, al massimo sette giorni se l’appendicite è sfociata nella condizione più grave della peritonite. Dopo l’intervento è necessario restare a digiuno, assumere piccole quantità di liquidi.
Il medico, dopo l’appendicectomia, decide quando si può cominciare ad assumere di nuovo cibi solidi, e può anche impostare una dieta specifica per circa una settimana, evitando cibi come pomodori, carne rossa, peperoni. Bisognerebbe cercare di mantenere una dieta leggera e povera di grassi per circa un mese dopo l’intervento.
L’appendice in genere è lunga dai 6 ai 10 cm circa e, ora come ora, si tratta di una parte del corpo che non sembra avere alcuna funzione utile per l’organismo se non quella di produzione di anticorpi, e che si può infiammare.
In genere l’appendice si infiamma quando la persona ha fra i 10 ed i 30 anni, e si tratta di un problema statisticamente più diffuso nei maschi.
L’infiammazione a carico dell’appendice può essere dovuta all’accumulo di feci, di muco, oppure a causa dell’ingrossamento del tessuto linfatico: in ogni caso, l’appendice infiammata va rimossa altrimenti le conseguenze possono essere gravi, dato che questa piccola escrescenza potrebbe anche andare in necrosi.
I sintomi dell’appendice infiammata sono il dolore, che si focalizza a livello dell’ombelico, e che tende a diventare molto forte nell’arco di qualche ora. Il dolore è molto più intenso se si preme sull’area inferiore destra dell’addome e se si lascia andare subito la pressione, ma anche quando si fanno sforzi o si tossisce. In alcuni casi l’appendice infiammata ha anche sintomi come vomito, nausea, febbre.
La diagnosi del problema è abbastanza semplice e veloce, e in circa la metà dei casi si decide di intervenire chirurgicamente per la rimozione dell’appendice anche laddove l’escrescenza non si sia ancora infiammata, per evitare che possa farlo in futuro.
Il mancato rapido trattamento dell’appendice infiammata può portare alla sua rottura, il che può causare la peritonite, o infiammazione del peritoneo: si tratta di una situazione gravissima e che può causare la morte se non si interviene rapidamente.
APPENDICECTOMIA:L'INTERVENTO
L’intervento chirurgico volto alla rimozione dell’appendice si chiama appendicectomia.Confermata la diagnosi per mezzo di esami specialistici, si procede direttamente all’intervento, anche - come si è detto - nell’ipotesi in cui si abbiano dubbi sulla reale causa dei sintomi.
L’appendicectomia è effettuata in anestesia locale e si tratta di un intervento che è in genere senza complicazioni e dura circa mezz’ora. La tecnica moderna di appendicectomia si chiama appendicectomia laparoscopica, tecnica che permette di lavorare grazie a delle incisioni piccole nella parte bassa dell’addome e che permette di individuare l’origine dell’infiammazione. L’appendicectomia può essere effettuata anche in gravidanza e non risulta rischiosa né per la salute della madre né per quella del feto.
Dopo la appendicectomia il chirurgo può anche optare per un drenaggio toracico per evitare l’accumulo di liquidi.
La terapia antibiotica tramite flebo (allo scopo di evitare infezioni) è eseguita dopo l’intervento: il decorso post operatorio non è lungo, al massimo sette giorni se l’appendicite è sfociata nella condizione più grave della peritonite. Dopo l’intervento è necessario restare a digiuno, assumere piccole quantità di liquidi.
Il medico, dopo l’appendicectomia, decide quando si può cominciare ad assumere di nuovo cibi solidi, e può anche impostare una dieta specifica per circa una settimana, evitando cibi come pomodori, carne rossa, peperoni. Bisognerebbe cercare di mantenere una dieta leggera e povera di grassi per circa un mese dopo l’intervento.